La notte trascorre tranquillamente. L’unico inconveniente è che la camera non è perfettamente insonorizzata, per cui si sente un po’ di rumore proveniente dall’autostrada che passa qui vicino. È un problema abbastanza comune in America, visto che spesso le autostrade passano in mezzo alla città vicino alle case. Per il momento, è l’unico rumore che si sente.
Oggi devo alzarmi alle 4 per fare una telefonata urgente. Non è una gran fatica, visto che non sono ancora del tutto abituato al fuso orario, e mi sento abbastanza sveglio, per cui decido di mettermi al lavoro: devo preparare una nuova versione riveduta e corretta di un articolo per rivista, le slide per mia presentazione che sarà il 21 e provare alcuni calcoli matematici. La temperatura esterna è di 41°F, ovvero 5°C, ma è ancora notte fonda e probabilmente si scalderà. Ogni tanto interrompo il lavoro facendo telefonate varie a parenti e colleghi (le telefonate via internet sono praticamente gratis), e quando giunge l’ora vado a fare colazione, che non è proprio di superlusso (il famigerato caffè americano, succhi di frutta e dolci, che si possono scaldare con un forno a microonde) ma ci si può accontentare.
Dopo qualche altra ora di lavoro e telefonate, decido di andare ad esplorare i dintorni. San Diego è vicino al confine con il Messico, e questo mi fa venire voglia di burrito; una breve ricerca su Google Maps mi rivela che c’è un ristorante messicano qui vicino. Fuori c’è sole e la temperatura è salita, anche se c’è un po’ di vento. Attraverso l’autostrada (c’è un sottopassaggio proprio davanti al motel) e arrivo all’albergo dove si svolgerà il congresso, che è proprio di fronte. L’albergo è un complesso enorme con numerosi edifici sparsi su un immenso piazzale, e ci si mette parecchio per superarlo. L’albergo è anche piuttosto costoso, nonostante le tariffe agevolate per i congressisti, e dormendo al motel ho risparmiato oltre 800$, con il solo inconveniente di dover fare un breve tratto a piedi. In realtà la ditta mi rimborsa in parte le spese (due giorni però sono comunque a carico mio, perché sono arrivato presto), ma risparmiare non fa mai male e spesso viene apprezzato quasi quanto i risultati scientifici. Attraverso un fiume e arrivo alla fermata del tram, che qui chiamano “trolley” e fa un percorso molto lungo per San Diego e i dintorni, arrivando fino al confine con il Messico. Cerco invano un libretto con linee e orari da portar via (sono soltanto esposti nelle bacheche) e mi informo sui prezzi di biglietti e abbonamenti. Attraverso un’altra strada e arrivo dove si dovrebbe trovare il ristorante messicano. Mi trovo davanti ad un centro commerciale enorme, e devo esplorarlo a lungo prima di trovare il posto. Mi ispira e prendo un “big burrito especial” ripieno di riso, fagioli, pollo e salsa guacamole, che viene preparato in esattamente 6 minuti e 6 secondi, stampati sullo scontrino.
Il “big burrito especial”
Completo il pranzo con uno “smoothie” alla fragola, chiamato “Strawberry Colada”, e poi vado in giro per il centro commerciale. Ci sono vari banchetti che vendono cellulari, e mi informo sulle tariffe, visto che le tariffe in roaming della TIM sono molto costose. Tutti mi chiedono se il mio cellulare è sbloccato; evidentemente anche qui è un vizio comune. Un abbonamento non conviene: bisogna pagare un prezzo fisso ogni mese, impegnandosi a pagare per almeno 2 anni (altrimenti c’è una penale), ed è richiesta una “credit history”. Una SIM prepagata costa 30$ di attivazione più il credito e scade dopo un mese se non si fanno ricariche; le ricariche più grosse hanno una scadenza più lunga. La seconda fregatura è che si pagano sia le chiamate effettuate sia quelle ricevute. Vado al banchetto di un altro operatore; hanno una promozione in occasione del “president’s day” e l’attivazione è gratuita (si pagano solo 10$ di traffico), quindi la compro. Mi hanno chiesto solo nome e data di nascita, e non hanno neanche voluto vedere un documento. Non vi do il numero, visto che si pagano anche le chiamate ricevute; la terrò solo per emergenza se devo fare qualche telefonata mentre sono fuori e non ho internet (l’anno scorso mi era capitato). Probabilmente non potrò nemmeno usarla, visto che qui i diversi operatori hanno una copertura limitata: ad esempio Cingular, che l’anno scorso copriva San Jose e Santa Barbara, qui non si prende.
Torno a casa e lavoro ancora qualche ora, poi vado a cena. Provo una steak house nel ristorante dell’albergo, e prendo una New York Steak. Il prezzo comprende anche una minestra o insalata e due contorni. Mi portano un’ottima zuppa di pesce, che non capisco cosa sia (mi hanno detto il nome in inglese ma non so la traduzione), e anche la bistecca è notevole, anche se non particolarmente enorme. Dopo cena vado a dormire.
La New York Steak
Nessun commento:
Posta un commento