Oggi sveglia all’alba, e su insistenza di mio padre prendo il taxi per l’aeroporto invece di farmi accompagnare in auto da lui. Il volo per Monaco, che dovrebbe partire alle 6:55, è in ritardo per nebbia a Monaco e ci imbarchiamo appena alle 8:30. A Monaco effettivamente c’è nebbia e nevica, e nella breve attesa prima del volo transatlantico mi collego a Internet con la rete wireless (al modico prezzo di 8€) per mandare qualche e-mail urgente. Dopo circa mezz’ora di ritardo, per aspettare alcuni passeggeri, partiamo verso Los Angeles.
Il volo dovrebbe durare 12 ore e 35 minuti, ma ci annunciano che sarà più veloce del previsto e riusciremo a recuperare il ritardo e addirittura arrivare con 10 minuti di anticipo. I miei compagni di viaggio sono abbastanza gradevoli; stavolta non ci sono bambini che piangono. Vicino a me si siede una bionda di Los Angeles, simpatica e abbastanza magra, a parte un po’ di trippa sulla pancia. Mi racconta che è originaria della Romania, e questo forse svela l’arcano. Davanti a me si siede una signora con un gatto, che è un po’ impaurito al decollo e all’atterraggio (miagola ed emette odori) ma nel resto del volo se ne sta tranquillo. Sto terribilmente stretto, dormire è impossibile e i film non sono particolarmente entusiasmanti, ma in compenso la radio di bordo della Lufthansa è molto buona. Ci sono oltre 30 canali a tema, con musica classica, pop, club, rock, lounge, ballads, un canale per bambini, latino americana, jazz, rilassamento, oldies, world music, country, folk, giapponese, cinese, indiana, Tamil, coreana, araba, africana, italiana, francese e poesia. Le cuffie non sono proprio ad alta fedeltà, e comunque si sente male perché sono seduto vicino ai motori, ma ci si può accontentare. L’aeromobile è un Airbus A340-600, ed ha la particolarità interessante di avere moltissime toilette, per cui non c’è il rischio di perdere tempo prezioso facendo la fila. C’è un telefono satellitare, che costa la modica cifra di 9,50$ al minuto (o forse erano euro, adesso non ricordo), ma resisto alla tentazione di usarlo.
Paesaggio ghiacciato del Canada, a nord della Baia di Hudson
Campi coltivati nel Montana o Idaho
Il deserto del Nevada
Atterriamo a Los Angeles con 10 minuti di anticipo come previsto, ma rimaniamo bloccati per un ingorgo e arriviamo al gate con qualche minuto di ritardo. Appena aperte le porte, tutti i passeggeri sono scesi in modo molto veloce ed efficiente. È bello vedere ogni tanto della gente educata, anche se i maligni potrebbero insinuare che lo facevano soltanto per trovare meno coda alla dogana. Insinuazione assolutamente falsa, perché i controlli doganali sono stati abbastanza veloci. Ho consegnato gli appositi moduli che avevo compilato in aereo, e in cui (tra le varie cose) chiedevano se ero un terrorista. Non è una barzelletta, visto che se uno è un terrorista ma nel modulo dichiara di non esserlo rischia di avere rogne legali. Mi hanno preso le impronte digitali, scattato una foto con la webcam e chiesto per quale motivo sono venuto e quanto tempo intendo restare.
Dopo i controlli doganali devo rifare il check-in per San Diego. Bisogna affrettarsi, perché ho poco più di due ore, quindi prendo l’autobus navetta per cambiare terminal. Il tempo è caldo e soleggiato. Siccome ho il biglietto elettronico posso fare il check-in automatizzato; basta che inserisco il passaporto nello scanner e il sistema mi riconosce. Ci metto parecchio tempo per capire in che modo devo inserire il passaporto; per fortuna un addetto vede la mia difficoltà e mi spiega che devo aprirlo ed appoggiare la fotografia sullo scanner. Consegno la valigia e mi avvio verso i controlli di sicurezza. C’è una coda interminabile, fino a fuori dall’edificio, e i controlli sono molto severi; mi fanno togliere le scarpe, estrarre il computer dallo zaino, e l’addetta mi ammonisce severamente perché sono passato sotto lo scanner prima che si accendesse la luce verde e perché avevo tenuto in mano orologio e cellulare. Dopo i controlli mi avvio verso l’uscita; in seguito nel rimettere i documenti nello zaino mi accorgo di aver perso la penna, che probabilmente ho dimenticato ai controlli di sicurezza assieme a chissà quante altre cose.
Dopo una breve attesa, che ho passato cercando in edicola (senza successo) una rivista per mia cugina, giunge l’ora di imbarcarsi. Era un piccolo aereo ad elica (un Embraer 120 per l’esattezza), con 30 posti. Talmente piccolo che il mio zaino non ci stava nè nel portabagagli nè sotto il sedile, e ho dovuto tenermelo sotto i piedi. Inoltre la stiva non era abbastanza grande per tutti i bagagli, ed abbiamo dovuto tenere una valigia in cabina sul sedile accanto al mio, che era libero, naturalmente legata con la cintura come ogni bravo passeggero. In volo c’erano tante turbolenze che sembrava di essere sull’ottovolante; per fortuna il volo era breve (meno di un’ora) e sono riuscito a resistere. Il mio vicino di posto invece era molto tranquillo e silenzioso, e non mostrava segni di disagio. Vista la breve durata non hanno servito da mangiare o bere; poco male, perché l’avrei vomitato subito.
Comunque siamo atterrati sani e salvi, in perfetto orario. Sono a 120 miglia da Los Angeles ma il tempo è cambiato radicalmente: piove, c’è vento e fa piuttosto freddo. Dall’aeroporto ho preso il taxi fino al motel. La strada era ingorgata, e anche l’autostrada (6 corsie) era molto trafficata, ma in compenso l’autista era molto chiaccherone ed abbiamo fatto una conversazione intelligente sul prezzo della benzina e sulle energie alternative. Il motel è decoroso; costa 10$ in più di quello di San Jose l’anno scorso, ma in compenso c’è anche la colazione e la rete wireless comprese nel prezzo. A dire il vero non riesco a connettermi alla rete wireless, ma quella di un albergo vicino funziona. Per cena mi mangio una bistecca nel primo ristorante che trovo; non è il massimo (forse anche perché ho lo stomaco ancora sottosopra per il volo) ma cercherò di recuperare nei prossimi giorni. Dopo cena vado direttamente a letto; sono più di 24 ore che non dormo ed inizia a farsi sentire.
2 commenti:
Ciao Gabrielino, finalmente un blog dove si può commentare! Non mancherò di lasciarti mex ad ogni post. Grazie mille per la telefonata di ieri, ero un po' in pensiero pensandoti in viaggio per così tante ore... Anche i miei ti salutano e ti mandano un caloroso abbraccio! Alla fine ti sei beccato un gatto con problemi di aerofagia ahaha... Mitico! Belle le foto, non ti dimenticare di scattarne a valanga! Che poi sai dove finiranno... :) Comunque ripensandoci, forse ti conveniva non prendere un volo interno... Ma che catapecchia quell'aereo!
Non era una catapecchia. Guardando su questa pagina web della casa costruttrice, risulta che ha perfino la cabina pressurizzata e la strumentazione elettronica.
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