Questa pagina contiene il diario e le foto di un viaggio in USA che ho fatto per motivi di studio e ricerca, nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione che sto seguendo presso l’Università di Trieste. Il viaggio prevede le seguenti destinazioni:

  • 14 febbraio - 23 febbraio 2008: San Diego, California, sede del congresso SPIE Medical Imaging
  • 23 febbraio - 17 marzo 2008: Silver Spring, Maryland, presso il
    NIBIB/CDRH Laboratory for the Analysis of Medical Imaging Systems
    Division of Imaging and Applied Mathematics
    Office of Science and Engineering Labs
    Center for Devices and Radiological Health
    Food and Drug Administration
Novità: mi fermo fino al 3 aprile. Per Pasqua ho fatto una breve gita a New York City.

Potete trovare il diario dell’anno scorso all’indirizzo http://ggchome.altervista.org/california

Per chi non sa come funziona un blog: I messaggi vengono mostrati a partire dal più recente, quindi per leggere il diario in ordine cronologico bisogna partire dalla fine. Se volete scrivere un commento visibile a tutti i lettori, cliccate sull’apposito link alla fine di ogni giornata. Se non siete registrati, scegliete “Anonimo” in basso alla pagina dove c’è scritto “Scegli un'identità”, ma ricordatevi di scrivere il vostro nome nel testo del blog.

29 febbraio 2008

Appena mi alzo telefono alla banca per chiedere delucidazioni. Dopo qualche verifica si svela l’arcano. La mia carta di credito ha sia la banda magnetica sia il microchip, e se il negoziante ha l’apparecchio per leggere il microchip deve obbligatoriamente usare quello invece della banda magnetica, altrimenti la transazione viene rifiutata. Dunque la carta di credito funziona, ed era un errore della cassiera della farmacia. Per la macchinetta della SmarTrip non si sa; una possibile ipotesi è che in America bisogna inserire solo le prime 4 cifre del PIN.

Oggi non vado in laboratorio perché mi hanno detto che è occupato per altre misure. Stasera ho l’invito a cena da Ted Einstein, che si era anche offerto di passarmi a prendere in auto al laboratorio (che comunque per lui è lungo la strada); per evitare inutili complicazioni decido di andare al laboratorio la sera invece di chiedergli di spostare l’appuntamento in qualche altro posto. Nel pomeriggio mi preparo per uscire. Non so come vestirmi; avevo detto che mi sarei messo la felpa di Santa Barbara come segno di riconoscimento, ma comunque non funzionerebbe, perché si gela e devo tenere il cappotto. Decido di vestirmi più elegante, e per il gusto di strafare tento di farmi un nodo alla cravatta molto complesso (e credo senza nome). Purtroppo il tentativo fallisce, perché la cravatta che ho non è abbastanza lunga, e devo ripiegare sul più tradizionale “Double Windsor” che avevo usato per il congresso, e che comunque richiede un certo impegno. Esco quindi per cercare un regalo (facendo una breve sosta all’ufficio postale per comprare i francobolli per le cartoline), e la cosa si rivela molto più difficile del previsto. In famiglia sono appassionati di musica, e quindi si potrebbe optare per un CD, ma in libreria hanno soltanto dischi degli autori più noti e che probabilmente conoscono meglio di me. Conosco vari compositori interessanti e poco noti, che potrebbero costituire un regalo interessante, me qui non si trovano. Dopo aver girato invano vado al centro commerciale, ma trovo soltanto paccottiglia senza valore. Compro alcune cartoline, e quindi decido di optare per dei banali ed inutili fiori. Non è tanto più semplice, perché anche un mazzo di fiori potrebbe avere dei significati indesiderati. Ad esempio, in Italia potrebbe risultare sgradito portare dei crisantemi ad una cena. Dopo aver girato a lungo riesco a trovare un fiorista; chiedo consigli alla commessa, e mi rassicura che qui in America i fiori non hanno significati nascosti. Dopo un’attenta valutazione dell’estetica e del budget, compro un vaso con uno “Spring Mix”, che pago con la carta di credito fortunatamente resuscitata. Prendo quindi l’autobus per il laboratorio e aspetto Ted presso il varco del parcheggio dove avevamo l’appuntamento.

Anche senza felpa di Santa Barbara ci riconosciamo abbastanza facilmente. Ted mi accompagna a casa sua, dove mi presenta la moglie, il figlio Nathan e un cane da pastore al quale mi dicono sia meglio non dare troppa confidenza. Capisco subito di aver sbagliato abbigliamento, visto che sono tutti vestiti in modo molto informale. La musica diventa subito l’argomento di conversazione principale. In casa hanno una ricca collezione di strumenti, e i più insoliti sono un dulcimer e un erhu, che da poco Nathan sta imparando a suonare. Durante la cena la conversazione si sposta sull’università, e ci scambiamo varie notizie sul funzionamento delle università italiane e americane, che sono completamente diverse. Dopo cena riprendiamo a parlare di musica, e propongo di far sentire alcuni brani che ho nel computer che mi ero portato dietro. Inaspettatamente mi chiedono se ho qualche canzone di Branduardi; ho la mia preferita, che non conoscevano. In seguito faccio sentire qualche pezzo dalla mia collezione di musica “alternativa”; gli piacciono e gliene copio qualcuno (senza danneggiare nessuno visto che non si trovano in commercio).

Si è fatto tardi, quindi ci salutiamo promettendo di reincontrarci ancora. Ted gentilmente mi regala del pane e mi accompagna in auto a casa.

Nessun commento: