Questa pagina contiene il diario e le foto di un viaggio in USA che ho fatto per motivi di studio e ricerca, nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione che sto seguendo presso l’Università di Trieste. Il viaggio prevede le seguenti destinazioni:

  • 14 febbraio - 23 febbraio 2008: San Diego, California, sede del congresso SPIE Medical Imaging
  • 23 febbraio - 17 marzo 2008: Silver Spring, Maryland, presso il
    NIBIB/CDRH Laboratory for the Analysis of Medical Imaging Systems
    Division of Imaging and Applied Mathematics
    Office of Science and Engineering Labs
    Center for Devices and Radiological Health
    Food and Drug Administration
Novità: mi fermo fino al 3 aprile. Per Pasqua ho fatto una breve gita a New York City.

Potete trovare il diario dell’anno scorso all’indirizzo http://ggchome.altervista.org/california

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23 marzo 2008

Stamattina sono ancora piuttosto assonato; me ne accorgo perché ho versato lo zucchero nel cestino gettando le bustine nel caffè. O forse l’ho fatto inconsciamente, visto che il caffè non è proprio il massimo. Dopo la colazione mi preparo un elenco di cose da visitare, con i relativi indirizzi, e quindi prendo la metropolitana. Qui a New York molte linee passano appena sotto la superficie della strada, e per attraversare i binari bisogna uscire, attraversare la strada e rientrare dall’altro lato, quindi bisogna fare attenzione a quale ingresso usare. Ci sono due tipi di treni, i “local” che fermano a tutte le stazioni e gli “express” che fermano solo alle più importanti; normalmente viaggiano su binari diversi, ma adesso per lavori di manutenzione alcuni express viaggiano sui binari local in certi tratti, facendo tutte le fermate. Scendo a Union Square; la piazza è ancora piena di piume dalla battaglia di ieri, e i getti d’aria che escono dalle griglie della metropolitana creano delle pittoresche volute. Mi incammino lungo Broadway.


L’Empire State Building, la Met Life Tower e la Flatiron Building visti da Madison Square.

Tento di visitare l’Empire State Building, ma bisogna fare un’ora e mezza di coda e quindi rinuncio. Sono a New York per poco tempo, e non ho voglia di passarlo in fila. Il biglietto è piuttosto caro, costa 17,61$ (più tassa, ovviamente) per l’osservatorio dell’86° piano. Però è possibile saltare la fila pagando un “express pass” da 41,52$. Per salire al 102° piano si pagano ulteriori 15$.

Vado quindi verso Times Square, nota non solo per i manifesti pubblicitari, ma anche perché in questa zona ci sono i teatri dove vengono rappresentati i famosi musical di Broadway, alcuni dei quali rimangono in programmazione per anni o decenni. Ad esempio, al Winter Garden Theatre adesso c’è in scena “Mamma Mia”, basato su musiche degli ABBA.


Times Square

Gli hot dog a Times Square costano 3$, invece di 2$ come nelle altre zone. Mi fermo brevemente nella Grand Central Station per visitare le restrooms e spedire una cartolina, quindi proseguo fino al palazzo delle Nazioni Unite.


La Grand Central Station e l’ex grattacielo della Pan Am.


Il palazzo delle Nazioni Unite


Edifici in stile Tudor sulla 43rd Street; sullo sfondo il Chrysler Building

Sulla First Avenue trovo un sushi bar che mi ispira; me lo segno e forse ci andrò stasera. Prendo la metropolitana fino a Roosevelt Island. Questa linea è profonda circa 100 piedi, visto che deve attraversare il fiume, e per arrivarci si prendono 3 scale mobili. Per costruire questa linea ci hanno messo 20 anni, spendendo quasi 1 miliardo di dollari, e non è ancora finita; molte gallerie non sono ancora in servizio e vengono usate come deposito. Su Roosvelt Island non c’è molto da vedere, tranne un panorama su Manhattan.


Il Queensboro Bridge verso Queens


Verso Manhattan

Per tornare prendo l’Aerial Tramway, che è decisamente più panoramica, e inoltre è compresa nell’abbonamento.


Roosevelt Island Aerial Tramway


L’East River


York Avenue


Second Avenue


La stazione dell’Aerial Tramway


Il Queensboro Bridge

Ormai si sta facendo tardi, e tra le tante opzioni decido di andare al Museum of Modern Art. Il museo chiude tra 2 ore, ma sono più che sufficienti, perché essendo da solo posso andare veloce quanto voglio e non devo aspettare nessuno. Inoltre solo una piccola parte delle opere esposte è degna di nota. Nel museo, e anche per le strade, ci sono tantissimi italiani.


Andy Warhol, “Cow wallpaper” (1966). Forse è un po’ una vaccata


Una Ferrari 641, appartenuta ad Alain Prost e Nigel Mansell


Anche una lavagna scarabocchiata può essere arte. Questa per la verità è un olio su tela: Cy Twombly, “Untitled” (1970)


Una sezione sull’arredamento


Alexander Calder, “Lobster Trap and Fish Tail” (1939), creata appositamente per il MoMA

Qualunque cosa può diventare arte. Le seguenti foto potrebbero essere rovesciate; non mi ricordo e non penso cambi qualcosa.


Jackson Pollock, “White Light” (1954)


Lucio Fontana, “Spatial Concept: Expectations” (1960)

Proseguo verso le sale dedicate alla Pop Art. Qui è più facile distinguere il sopra dal sotto.


Andy Warhol, “Gold Marylin Monroe” (1962), “Campbell’s Soup Cans” (1962) e “Double Elvis” (1963)

Proseguo nella sala dedicata al Futurismo.


Umberto Boccioni, “Unique Forms of Continuity in Space” (1913)


Pablo Picasso, “Girl with a Mandolin (Fanny Tellier)”, 1910


Vincent Van Gogh, “The Starry Night” (1889)

All’ultimo piano del MoMA c’è una mostra temporanea dedicata al colore, ma è vietato fotografare. Posso garantire che non è una gran perdita.

Terminata la visita, faccio una passeggiata per Fifth Avenue.


St Patrick’s Cathedral


Il Rockfeller Center


La Grande Mela, ovvero il nuovo Apple Store. Aperto 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno. C’è la fila per entrare

È ormai ora di cena, e mi avvio verso il sushi bar che avevo visto stamattina. È piuttosto lontano, e lungo la strada ne trovo un altro interessante, quindi decido di fermarmi qui. È anche vicino ad un “nuclear fallout shelter”, e questo mi fa sentire molto più tranquillo. Ordino un Sushi & Sashimi Combo, molto buono e anche molto più economico di quelli italiani.


Il Sushi & Sashimi Combo

Ho voglia di una birra ma il locale non ha la licenza per gli alcolici, quindi dopo cena prendo una pinta di Guinness in un pub vicino. Dopo cena riprendo la metropolitana e torno all’albergo. Alcune stazioni, risalenti all’inizio del ‘900, sono riccamente decorate con piastrelle e mosaici.


Decorazioni in una stazione a Brooklyn

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