Prima di andare in laboratorio, vado al Commuter Express Transit Store a comprare l’abbonamento dell’autobus per la prossima settimana. Prendo un settimanale, che è più costoso ma vale anche per i Metrobus.
Oggi facciamo la solita phone conference per decidere le prove da fare con il computational observer. Nella discussione decidiamo che bisogna anche fare delle prove per verificare che il rumore di quantizzazione sia sotto il limite previsto dalla normativa, quindi devo aggiungere al programma una funzione per calcolarlo. Nel pomeriggio è pronto e lo faccio vedere ad Aldo; facciamo alcune prove e disegnamo qualche grafico e istogramma con i risultati. In seguito Aldo mi consiglia alcuni luoghi da visitare nel week-end, che sarà l’ultimo per questo soggiorno.
Ted Einstein mi ha segnalato che stasera c’è un concerto all’Università del Maryland. Mi interessa, e quindi organizziamo per trovarci. Ci diamo appuntamento al laboratorio e andiamo a cena in un ristorante giapponese a College Park. Il locale non ha la licenza per gli alcolici, ma ci dicono che possiamo tranquillamente andare a comprare una birra da un negozio lì vicino e portarla dentro. La cena è molto buona e decisamente più economica che in Italia. Andiamo quindi al Clarice Smith Performing Arts Center, dove c’è il concerto. Si intitola “World Rhythm & Strings” e sul palcoscenico ci sono 4 strumentisti di diverse nazionalità: un’indiana Mohawk (violoncello e canto), un persiano (setar e percussioni), un brasiliano (berimbau, marimba e percussioni) e un africano Mandinke (kora e percussioni). Alcuni pezzi sono un po’ noiosi, ma altri sono molto interessanti; i musicisti sono bravissimi, e in particolare l’africano si esibisce in un assolo di kora veramente notevole. Durante una canzone, invitano il pubblico a salire sul palcoscenico e dire un breve messaggio di pace e speranza nella propria lingua. Molte persone partecipano, e dicono parole in decine di lingue e dialetti, quasi tutti incomprensibili. Sono incerto se andare a dire qualcosa; il triestino ha molte espressioni pittoresche, ma nessuna si può considerare un messaggio di pace e speranza, e purtroppo la canzone finisce prima che mi venga in mente qualcosa.
Torno a casa verso le 21:30. Aaron è ancora fuori (di solito la sera va in palestra e torna tardi), ed Ellen è andata a Providence a trovare dei parenti, per cui Zen non ha ancora cenato. È senza parole, non mi si struscia neanche addosso e si limita a sedersi vicino al piatto guardandomi con aria di sfida.
Nessun commento:
Posta un commento